I Disturbi dello Spettro Autistico costituiscono un gruppo di sindromi che condividono aspetti clinici e patogenetici, anche se possono riflettere eziologie diverse, e che si caratterizzano:

  • Per un’alterazione globale delle capacità comunicative (verbali e non verbali)
  • Per anomalie dell’interazione sociale
  • Per la presenza di un repertorio ristretto, stereotipato e ripetitivo di interessi ed attività (DMS-IV-TR; ICD10).

Può essere associato o meno un ritardo mentale con diversi possibili livelli di compromissione. I disturbi dello spettro autistico presentano un range di gravità variabile che si estende da una forma grave, chiamata Disturbo Autistico Tipico, ad una meno grave definita Sindrome di Asperger.

Nel caso in cui il bambino manifesti dei sintomi tipici di questi disturbi, ma la sintomatologia non corrisponda in pieno ai criteri diagnostici specifici di nessuno dei due disturbi sopra citati, si applica la definizione diagnostica di Disturbo Generalizzato di Sviluppo Non Altrimenti Specificato (DGS NAS).

I disturbi dello spettro autistico comprendono altri due rari, gravissimi disturbi: La sindrome di Rett, Il disturbo disintegrativo della fanciullezza (ICD10) – (DSM IV TR)

Risale al 2008 il mio primo incontro con un bambino con un Disturbo dello Spettro Autistico.

Da allora ho cominciato a specializzarmi nel campo, fino ad oggi. In Italia la maggior parte degli interventi sono di tipo evolutivo, nella filosofia di questo tipo di programmi è implicita l’importanza della dimensione emozionale e relazionale in cui si realizza l’agire del bambino.

Normalmente le diverse aree dell’emotività, delle funzioni cognitive, delle competenze comunicative e così via, evolvono e si influenzano reciprocamente definendo un sistema dinamico che non può essere considerato la semplice somma delle componenti che partecipano alla sua realizzazione.

 Tuttavia a mio parere manca qualcosa. Agli inizi del 2011 ho cominciato ad interessarmi all’ormai famoso Metodo ABA, di stampo comportamentale, pur avendo una formazione di base psicoanalitica. A dicembre 2011 sono diventata Tecnico ABA/VB per l’intervento educativo di tipo comportamentale.

Ma cos’è questo Metodo ABA? L’ABA è l’acronimo di Applied Behavior Analysis, che, tradotto in maniera letterale, significa “analisi applicata del comportamento”. Quindi l’ABA costituisce l’applicazione sistematica dei principi comportamentali individuati dalla scienza che studia il comportamento e le leggi che lo regolano. L’ABA si propone come una tecnica pratica per la progettazione, messa in atto e valutazione di programmi di intervento. L’ABA è un metodo educativo, altamente individualizzato, che interpreta il comportamento del soggetto, modifica tale comportamento, sfrutta la formazione di riflessi condizionati, inserisce stimoli artificiali là dove il soggetto non risponde a stimoli naturali, stimola l’acquisizione di competenze utili. Il principio centrale è quello di rinforzo: la frequenza e la forma di un determinato comportamento possono essere influenzate da ciò che accade prima o dopo il comportamento stesso. Il principio del rinforzo e tecniche comportamentali (shaping, chaining, fading, ecc.) possono essere utilizzati per incrementare o ridurre determinati comportamenti, sviluppare e consolidare nuovi apprendimenti.
In particolare, l’applicazione di strategie comportamentali per l’educazione di bambini affetti da autismo è basata su un’ampia serie di studi, iniziati dal dott. Ivar Lovaas alla fine degli anni 60. Programmi educativi ABA vengono supervisionati da psicologi con una preparazione in ambito comportamentale specifica, i quali a loro volta operano una formazione agli educatori coinvolti nel programma. Le aree di applicazione dell’approccio comportamentale sono svariate. Principi e strategie comportamentali vengono utilizzate sia nell’educazione e gestione di bambini con sviluppo tipico, sia per l’intervento con bambini e adulti con gravi turbe comportamentali, sia in ambito di terapia clinica che di psicologia del lavoro. Le strategie comportamentali possono essere utilizzate con persone di ogni età.

I dati raccolti dalla ricerca indicano come bambini affetti da autismo possano beneficiare in maniera significativa di interventi educativi ABA. Dalla letteratura emerge che l’intervento educativo ABA risulta maggiormente efficace se iniziato precocemente (entro i 4/5 anni di età). Ad oggi è inserito all’interno delle linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per il trattamento dei Disturbi dello Spettro Autistico come metodo consigliato ed efficace.

Personalmente ho riscontrato miglioramenti significativi nei bambini trattati con questo tipo di metodologia, che ritengo imprescindibile dalla formazione (parent training) dei genitori, che vivono quotidianamente con il loro bambino. Penso, inoltre, che sia fondamentale la preparazione e la formazione specifica di coloro che operano con bambini con Disturbi dello Spettro Autistico, per non sentirli dire “suo figlio non impara” quando in realtà sono loro che non sanno insegnargli. Come direbbe Temple Gradin ”non sono come le altre persone, so di essere diversa ma non inferiore”.

 

Dott.ssa Prof.ssa Michela Colarieti

Psicologa Dinamico Clinica

Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale